Basta, non riesco più a sentir ripetere di “cose lette su Facebook”, oppure di “quello che ho visto sui blog”, come se si trattasse di ambienti unici, uniformi, standardizzati. È forse questo il principale equivoco che genera la disinformazione a proposito di internet e dei social network.

Non c’è “un Facebook”, così come non ci sono “i blog”. Ci sono tanti singoli individui che, grazie a Dio, sono diversi e che scrivono, fotografano, filmano, cose diversissime. Con obiettivi, stili e risultati altrettanto differenti. Che poi stringono le loro relazioni digitali secondo molteplici strumenti e consuetudini.

In questo momento sono circa sei milioni gli italiani iscritti a Facebook, con il quale gestiscono la loro piccola casa virtuale, invitano gli amici che vogliono, scrivono e fotografano ciò che gli pare.

Riferirsi a Facebook stigmatizzandone i suoi contenuti è come affermare di poter capire un’intera città passeggiando in una decina di strade. O come disquisire dei contenuti della stampa periodica in generale sfogliando qualche rivista in un’edicola, magari fermandosi nel settore dei fumetti.

Il punto è sempre lo stesso. Si continua a identificare internet alla stregua dei media tradizionali, i quali sono sempre prodotti da un numero finito e ben indentificato (anche professionalmente) di persone. La Rete è invece uno spazio in cui gli ambienti digitali come Facebook sono solo strumenti e non media: loro ospitano e aggregano tanti singoli individui, per cui non possono che rappresentare migliaia di facce ed espressioni differenti e non un’identità unitaria come semplicisticamente in molti tendono a pensare e, quindi, a giudicare.

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22 commenti per “Facebook non esiste. Ma le persone si”

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  1. roberta scrive:

    Sono daccordo con lei ma più che di strumenti parlerei di contenuti che sia blog o meglio Facebook spesso mancano ed hai la sensazione che gli strumenti vengano usati al minimo delle loro possibilità e quindi vicini all’inutile…
    per fortuna ogni tanto incontro contenuti utili e intelligenti e che sia internet, la TV o un libro fà sempre piacere scovarli…
    grazie per i suoi articoli..
    roberta

  2. luca zappa scrive:

    ottimo!!!!

  3. gianpaolo scrive:

    Una delle cose che ripeto sempre quando si parla di blog e’ una cosa che ho letto in un tuo post mesi fa, ovvero che i blog non sono media, sono persone. Tanto piu’ vero nel caso di Facebook.
    Sembra strano, ma a molti questa semplice constatazione non sbalordisce, forse perche’ fanno fatica a capire l’enorme differenza che questo comporta.

  4. Francesco scrive:

    Credo che trattare Internet alla stregua dei media tradizionali sia un bel malinteso, per chi fruisce dei contenuti della rete e per chi li produce. Internet è la democratizzazione dell’attenzione, come dici giustamente tu, facebook o i blog sono solo il veicolo di una conversazione orizzontale che come tale dev’essere considerata.
    Ciao

  5. Andrea Vit scrive:

    Mentre tu scrivi quest’articolo, ci sono illustri giornalisti che ne scrivono di altri…buona lettura :-)
    http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=318422&START=0&2col=

  6. Mauro Lupi scrive:

    Deprimente! A roma diciamo “‘so ragazzi” e poi in alcuni casi (come in questo) si aggiungono epiteti scurrili… :)

  7. openid.claimid.com/affisch scrive:

    Si concordo. Solo una piccola precisazione per quanto riguarda il numero di iscritti a FB. Io ero rimasto a 5 mio. Tu hai altri dati per caso?

  8. Mauro Lupi scrive:

    Vincenzo sta seguendo bene l’evoluzione di Facebook; trovi le ultime info su http://www.vincos.it/osservatorio-facebook/
    Comunque basta utilizzare le funzioni di pianificazione pubblicitarie su Facebook per avere i numeri aggiornati

  9. affisch scrive:

    Grazie per il link, davvero interessante! Senti qua, incrociando questi dati con le statistiche demografiche dell’ISTAT, viene fuori che il 21% della popolazione italiana maggiorenne fino ai 45 anni (e cioè la fascia d’età più significativa) è già iscritta a FB. Da non crederci…

  10. Mauro Lupi scrive:

    Cero, poi va capito l’effettivo utilizzo che fanno gli iscritti
    C’è comunque da considerare anche che il numero dei visitatori complessivo è ancora più grande. A fine dicembre ho raccolto un dato informale da Nielsen e già si parla di quasi 9 milioni di utenti

  11. andrea scrive:

    Mauro, credo che ancora una volta il grande John Belushi avesse già capito tutto:
    http://www.youtube.com/watch?v=Gs_gBA8BDAw
    da 0’54″ a 1’08″!
    il punto è che se è già sbagliato dire “l’ho sentito alla TV” (chi l’ha detto e in quale programma?) fiduriamoci dire “l’ho letto su internet”…

  12. Plinio scrive:

    Buona sera Signor Lupi,
    Buono il contenuto, insufficente la forma. In 5 anni di liceo il mio tema di italiano era sempre valutato così, mi sarebbe piaciuto scrivere meglio ma in fondo non mi interessava.
    In fondo i blog ed internet è contenuto libero,i media tradizionali sono forma al soldo dell’editore.
    Sto notando che i blog ed i social networks diano fastidio ai giornalisti in primis poi alle mogli, hanno paura i primi di perdere i lettori, le sesonde di perdere i mariti.
    Plinio

  13. Antonio Consoli scrive:

    Ottimo Mauro. Nonostante lo si dica da tanto tempo ormai, anche dalle mie parti, è difficile far capire – e mi rivolgo soprattutto alle aziende – che facebook, twitter, i blog sono solo strumenti e che quando li si usa la comunicazione è di tipo uno a uno. Difficilissimo. E molti giornalisti a biro libera non aiutano affatto.

  14. Stefano scrive:

    Complimenti, il primo articolo sensato che trovo oggi nel mio feed reader, da parte di una persona che evidentemente sa cosa è la rete :) Grazie

  15. Mauro Lupi scrive:

    Hai centrato un punto importante: che ci piaccia o no, la forma della comunicazione interpersonale sta cambiando influenzata dalle nuove tecnologie. Ci sono senz’altro effetti negativi (la qualità del linguaggio è senz’altro meno ricca che in passato, specie tra i giovani), ma che il modo di interloquire stia cambiando fortemente è un dato di fatto.

  16. Giovanni scrive:

    Mauro…ma perchè trovi sempre le parole che avrei voluto avere sulla punta della lingua io in quella (o quell’altra) occasione?
    La mania di clusterizzare, misurare, monitorare i trend, comprendere i denominatori comuni e dare definizioni, in una parola di generalizzare, che è figlia anche di un certo marketing prima o poi ci colpisce tutti, anche chi lavora nel mondo di Internet.
    Figuriamoci i giornalisti alle prese col tema Facebook in “fase hype”.

  17. Salvatore scrive:

    Bell’articolo . Il problema viene pero’ dal fatto che il più delle volte chi parla di facebook non è su facebook e chi parl di blog non ha un blog. Internet è ancora un mondo irreale per tv e giornali.

  18. Mercatoglobale scrive:

    Gentile Mauro
    condivido il suo post.Mi permetto però di notare come Facebook stia rischiando in Italia – per certi versi – di fare la stessa fine di Second Life. Come era di moda un paio di anni fa “essere su Second Life”, oggi è di moda “essere su Facebook”.
    Onorevoli, veline, personaggi più o meno quotati del mondo dello spettacolo stanno ostentantando la loro presenza su Facebook come se fosse una sorta di titolo di merito, o di qualificazione culturale.
    Ci sono analisi serie su quanti sono in realtà gli utenti “attivi” di Facebook (non chi scrive un post o infila una foto al mese) e quali sono le attività più utilizzate, sia individuali che “sociali” (come la creazione di gruppi o altro) ?
    Aiuterebbe tutti a dare una corretta dimensione al fenomeno.
    Grazie

  19. Walter scrive:

    Gentile Sig. Lupi
    non condivido il suo intervento, si usa il termine Facebook o blog giusto per identificare la provenienza della notizia (Sic!). Il problema (a mio avviso) gravissimo di tv e giornali è semmai che questi delegano sempre più frequentemente blog o social network a fare il lavoro sul campo che fino a ieri era degli inviati convenzionali, con il risultato che le notizie spesso provengono da fonti non certificate ne certificabili, anche perchè non mi è ancora chiaro il meccanismo di scelta di un blog oppure un profilo su social network sui milioni disponibili (dove si scrive in egual misura tutto ed il contrario di tutto) come spunto per confezionare una notizia da stampare su un giornale o mandare in onda in un tg che poi alimenterà la pubblica opinione.
    Ai tempi bui del dopo 11 settembre e fino a qualche anno fa, ma capita sebbene di rado anche oggi, giornali e tv davano conto quasi giornalmente di comunicati minacciosi di sedicenti gruppi terroristi apparsi su improbabili blog o forum, nessuno si è mai posto il dubbio se dietro quel comunicato ci fosse davvero un gruppo terroristico, un mitomane, o un gruppo di buontemponi, nel frattempo però la notizia rimbalzava da tv ai giornali alimentando uno stato di terrore senza precedenti.
    Dice bene, Facebook ed i blog sono solo un mezzo per far conoscere la propria opinione e/o tenersi in contatto con vecchi amici o farsene di nuovi e come tali, almeno fino ad oggi vanno considerati. Sbaglia chi si crea un blog con “tanta voglia di giornalismo”…
    Cari saluti.

  20. enricodesimone@fastwebnet.it scrive:

    Newes e dentro le news: scavare e tirare fuori interessi sottesi, come pure negli atti concreti di governo ( atti amministrativi oltre che normativi ) invece dei ritornelli ugulanti da refrain di ogni stagione politica

  21. enricodesimone@fastwebnet.it scrive:

    La liberta’ di stampa sarebbe in pericolo se ci fosse pericolo di colpo di stato, cioe’ susseguente, semmai si puo dire se inciampa in situazioni soggettive ed oggettive

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