Archivio: luglio, 2008
Insieme a mia figlia abbiamo fatto i compitini (come annunciato) e proviamo a descrivere il cellulare W760i di Sony Ericsson che ci ha passato Buzz Paradise.
Si tratta di un apparecchio moderno, robusto e molto giocoso, confermando la prima impressione. La fotocamera da 3,2 MP fa il suo dovere anche manca di autofocus. La gestione e la qualità della musica è eccellente, in classico stile Sony; addirittura apprezzabile è l’altoparlante incorporato. E poi il sensore ai movimenti (ho imparato che tecnicamente si chiama accellerometro) è divertente, soprattutto nei giochi che peraltro godono anche di due piccoli tasti aggiuntivi per funzionare a mo’ di console.
Interessante che ci troviamo a descrivere quello che ho chiamato un cellulare e ho inziato scrivendo di fotocamera, musica e giochi. Ecco, probabilmente questo descrive meglio di ogni altra cosa questo tipo di apparecchio.
Luci e ombre sul GPS. I satelliti si agganciano molto velocemente ma il fatto che richieda sempre la connessione ad internet è antipatico (così come il programm Wyfinder che occorre acquistare) e quindi serve un piano tariffario adeguato. La funzione Tracker (questa invece non necessita di internet) permette di registrare gli spostamenti durante l’allenamento: l’ho provato facendo un po’ di jogging in spiaggia e praticamente ho impiegato più tempo a spulciarmi tutti i report che vengono generati rispetto ai (pochi) minuti effettivi di corsa.
Per i miei gusti non ci sono molte possibilità di personalizzazione, ma le mie necessità sono di uno vero smartphone (dopo anni di Treo ora ho un Samsung 780i e Windows Mobile) e chiaramente il w760i non è un apparecchio che si può considere professionale, anche se in relazione al prezzo (meno di 250 Euro) lo trovo decisamente completo.
Un po’ di link per chi volesse approfondire, in particolare la competente recensione di Andrea Beggi che condivido e tutti gli altri post diligentemente raccolti dal Capitano. A chi interessa il tema dei post sollecitati dalle aziende in modo trasparente come questo, c’è una discussione a casa di Stefano, e a tale proposito qui vi chiedo: ritenete utili e/o interessanti post come questo anche sapendo che il prodotto mi è stato fornito dal produttore?
Tags: sony ericsson – w760i – w760 – buzz paradise – buzzparadise – andrea beggi
Ho trovato un altro elemento da aggiungere alla lista dei motivi per cui un manager dovrebbe tenere un blog e cioè per inserire le interviste integrali quando le versioni pubblicate sono solo una piccola parte di quella effettivamente rilasciata.
L’ultimo caso personale riguarda l’argomento “Web e misurabilità” per il quale ho lavorato su alcune domande che poi sono state pubblicate da Pubblicità Italia solo in piccola parte in uno speciale di Piero Babudro titolato “Quanto pesano i legami online”. E allora, ho messo in una pagina il testo integrale che tratta di misurabilità e numeri del web. Buona lettura!
Tags: misurabilità – pubblicità italia – piero babudro – mauro lupi
Ho trovato un altro elemento da aggiungere alla lista dei motivi per cui un manager dovrebbe tenere un blog e cioè per inserire le interviste integrali quando le versioni pubblicate sono solo una piccola parte di quella effettivamente rilasciata.
L’ultimo caso personale riguarda l’argomento “Web e misurabilità” per il quale ho lavorato su alcune domande che poi sono state pubblicate da Pubblicità Italia solo in piccola parte in uno speciale di Piero Babudro titolato “Quanto pesano i legami online”. E allora, ho messo in una pagina il testo integrale che tratta di misurabilità e numeri del web. Buona lettura!
Tags: misurabilità – pubblicità italia – piero babudro – mauro lupi
Riporto qui per esteso un’intervista che ho rilasciato per il n. 28 di Pubblicità Italia del 25.07.2008 sui temi della misurabilità di internet e della pubblicità online in particolare.
La pubblicità on line stenta ancora a decollare nel mercato italiano, almeno quanto a ripartizione del budget. Tuttavia, nonostante gli investimenti particolarmente contenuti, essa ha portato a una forte riduzione del rischio di impresa e di investimento. È d’accordo con questa affermazione?
Indubbiamente internet permette di modulare meglio gli investimenti, programmarli e pianificarli in maniera maggiormente consapevole. Questo sia perché si possono svolgere test preliminari in modo veloce ed efficace, sia perché normalmente si può intervenire anche in corso di campagna per ottimizzarne ulteriormente la portata. Mi preme però sfatare un luogo comune sulla economicità di internet: talvolta si pensa che si tratti di un canale “low cost” in tutto, dimenticando che per cogliere le numerose opportunità della Rete è richiesto comunque un progetto articolato e con un budget adeguato, compreso quello per utilizzare le professionalità che non potranno mai essere “low cost” se si vuole perseguire un risultato positivo.
Da tempo si dice che il web advertising è sul punto di affermarsi nel mercato italiano. È veramente così? In tal caso, quali sono i criteri per affermare che esso non rappresenta più solo una nicchia di mercato?
Le elaborazioni di IAB indicano una quota percentuale della pubblicità su internet pari a circa il 7% della spesa complessiva, con una crescita che rimane attorno al 40% anno su anno. Numeri che proprio di nicchia non sono anche se è evidente il minor peso che in Italia si attribuisce alla Rete rispetto agli altri paesi europei. Mi auguro che tutte le analisi che testimoniano il crescente peso di internet nel panorama complessivo dei mezzi, siano finalmente recepite dagli investitori pubblicitari. Il punto è che non si tratta solo di allocazione di mezzi finanziari, ma di un cambiamento del modo di fare comunicazione e questo rende molte aziende timorose e fin troppo prudenti.
Quali sono i principali strumenti per misurare l’efficacia della pubblicità sul web? E quali invece i principali punti di forza della pubblicità on line in termini di costo, misurabilità e immediatezza? Quali sono le principali differenze rispetto ai sistemi di misurazione dei mezzi tradizionali?
Internet è misurabile in lungo e in largo e, in funzione degli obiettivi delle campagne, si possono attivare strumenti di analisi diversi. Per le azioni concentrate sul sito web, ci sono tutta una serie di strumenti che consentono di capire l’efficacia di ogni singolo canale utilizzato e l’effetto che genera in relazione al sito, individuando sia parametri quantitativi (numero di visite, numero di lead e di vendite generati, ROI, ecc.) che indicatori qualitativi (livello di interazione e fedeltà al sito, tipologia e sentiment dei feedback, ecc.). Se invece l’obiettivo della campagna è più orientato a rafforzare i valori di marca, si possono attivare delle interviste online tali da ottenere indicazioni precise con tempi e costi decisamente migliori rispetto a quanto normalmente si fa con i canali off-line.
Sempre a proposito di strumenti e strategie volte alla misurazione dei risultati, secondo la sua esperienza quali sono oggi quelli più richiesti dai clienti? E quali, se ce ne sono, quelli sottovalutati, magari ingiustamente?
La richiesta è normalmente di correlare il costo della campagna di comunicazione online con i risultati in termini di vendite generate. E se questo è abbastanza facile da analizzare per le campagne dedicate ai siti di e-commerce, più complesso è il caso (peraltro più frequente) di campagne che promuovono prodotti o servizi che non sono o non possono essere venduti online. In questo caso, cerchiamo di definire dei KPI (key performance indicator) sui quali impostare le attività. Ciò che a volte viene sottovalutata è la possibilità di fare analisi post-campagna che misurino l’awareness complessivo (associazione ai valori del brand, comparazione del ricordo rispetto ai competitor, e così via), utilizzando dei collaudati strumenti che sono estremamente efficaci.
Spesso si parla di misurazione in termini quantitativi: numero di visitatori, numero di click ecc.. C’è però tutto un panorama qualitativo, fatto di engagement tra brand e consumatore. Cosa ci può dire a riguardo, specie per quanto riguarda la sua esperienza professionale?
Giustissimo. E se gli elementi legati all’awareness sono analizzabili già da tempo come dicevo prima, sono ancora tutte da definire le rinnovate relazioni delle persone con i brand. Non si tratta solo di opinioni o di propensione all’acquisto ma di influenza che i singoli individui hanno nell’ambito delle loro comunità di riferimento. Non è quindi solo importante seguire l’efficacia della relazione col singolo, ma inquadrarla in un contesto più ampio che sulla Rete sono i blog, i social network, le comunità digitali. In questo caso, c’è necessità di chiarire e perseguire sin da subito gli obiettivi dell’azione di comunicazione per poi seguire gli indicatori che ne traccino i risultati, in parte espressi comunque quantitativamente seppur con metriche nuove (link, commenti, follower, friend, subscriber, ecc.), in parte esaminati su parametri qualitativi: partecipazione, sentiment, fedeltà, e così via.
Ritiene che l’affannosa ricerca del numero abbia tolto spazio alla dimensione qualitativa del rapporto che si può instaurare tra brand e consumatore? (es: branding, engagement).
Credo che è finalmente accettata l’idea che le marche devono tornare a relazionarsi con le persone, anziché considerarle solo dei soggetti passivi di attività pubblicitarie monodirezionali e autoreferenziali. Il vero scoglio è questo, perché è la cultura d’impresa che deve cambiare, che deve aprirsi al dialogo col consumatore. Come singoli individui siamo oggi tutti più potenti nei confronti dei brand: abbiamo maggiore potere di scelta, abbiamo più informazioni e tendiamo ad essere consumatori meno fedeli che in passato. Le marche devono ricostruire la fiducia dando senso alla loro comunicazione e proponendosi in modo più intelligente e trasparente. Sono logiche di medio periodo e come tali vanno misurate anche se molte iniziative, seppure avviate in modo timido e prudente, generano risultati immediati perché risultano fresche ed originali o semplicemente più vicine alle persone.
All’interno dell’universo Web 2.0 da tempo si è imposta la dimensione social network, anche come strumento al servizio del marketing aziendale. Quali sono gli strumenti e le strategie per misurare l’interazione tra utenti e tra brand e utente, all’interno di simili community?
Anche in questo caso dipende dagli obiettivi che ci si pone. Una cosa, ad esempio, è sviluppare una migliore fiducia nel brand, un’altra è ottenere feedback dai consumatori sull’uso di un prodot
to, così come ancora diversa è una strategia che punti ad aumentare i touchpoint dell’azienda facendo “scendere in campo” manager e collaboratori. In linea generale si cerca di misurare non solo l’audience raggiunta in termini numerici assoluti, ma di analizzarla con indicatori qualitativi che, ad esempio, ne identifichino l’influenza e l’autorevolezza.
Tags: pubblicità italia – misurabilità – mauro lupi
Riporto qui per esteso un’intervista che ho rilasciato per il n. 28 di Pubblicità Italia del 25.07.2008 sui temi della misurabilità di internet e della pubblicità online in particolare.
La pubblicità on line stenta ancora a decollare nel mercato italiano, almeno quanto a ripartizione del budget. Tuttavia, nonostante gli investimenti particolarmente contenuti, essa ha portato a una forte riduzione del rischio di impresa e di investimento. È d’accordo con questa affermazione?
Indubbiamente internet permette di modulare meglio gli investimenti, programmarli e pianificarli in maniera maggiormente consapevole. Questo sia perché si possono svolgere test preliminari in modo veloce ed efficace, sia perché normalmente si può intervenire anche in corso di campagna per ottimizzarne ulteriormente la portata. Mi preme però sfatare un luogo comune sulla economicità di internet: talvolta si pensa che si tratti di un canale “low cost” in tutto, dimenticando che per cogliere le numerose opportunità della Rete è richiesto comunque un progetto articolato e con un budget adeguato, compreso quello per utilizzare le professionalità che non potranno mai essere “low cost” se si vuole perseguire un risultato positivo.
Da tempo si dice che il web advertising è sul punto di affermarsi nel mercato italiano. È veramente così? In tal caso, quali sono i criteri per affermare che esso non rappresenta più solo una nicchia di mercato?
Le elaborazioni di IAB indicano una quota percentuale della pubblicità su internet pari a circa il 7% della spesa complessiva, con una crescita che rimane attorno al 40% anno su anno. Numeri che proprio di nicchia non sono anche se è evidente il minor peso che in Italia si attribuisce alla Rete rispetto agli altri paesi europei. Mi auguro che tutte le analisi che testimoniano il crescente peso di internet nel panorama complessivo dei mezzi, siano finalmente recepite dagli investitori pubblicitari. Il punto è che non si tratta solo di allocazione di mezzi finanziari, ma di un cambiamento del modo di fare comunicazione e questo rende molte aziende timorose e fin troppo prudenti.
Quali sono i principali strumenti per misurare l’efficacia della pubblicità sul web? E quali invece i principali punti di forza della pubblicità on line in termini di costo, misurabilità e immediatezza? Quali sono le principali differenze rispetto ai sistemi di misurazione dei mezzi tradizionali?
Internet è misurabile in lungo e in largo e, in funzione degli obiettivi delle campagne, si possono attivare strumenti di analisi diversi. Per le azioni concentrate sul sito web, ci sono tutta una serie di strumenti che consentono di capire l’efficacia di ogni singolo canale utilizzato e l’effetto che genera in relazione al sito, individuando sia parametri quantitativi (numero di visite, numero di lead e di vendite generati, ROI, ecc.) che indicatori qualitativi (livello di interazione e fedeltà al sito, tipologia e sentiment dei feedback, ecc.). Se invece l’obiettivo della campagna è più orientato a rafforzare i valori di marca, si possono attivare delle interviste online tali da ottenere indicazioni precise con tempi e costi decisamente migliori rispetto a quanto normalmente si fa con i canali off-line.
Sempre a proposito di strumenti e strategie volte alla misurazione dei risultati, secondo la sua esperienza quali sono oggi quelli più richiesti dai clienti? E quali, se ce ne sono, quelli sottovalutati, magari ingiustamente?
La richiesta è normalmente di correlare il costo della campagna di comunicazione online con i risultati in termini di vendite generate. E se questo è abbastanza facile da analizzare per le campagne dedicate ai siti di e-commerce, più complesso è il caso (peraltro più frequente) di campagne che promuovono prodotti o servizi che non sono o non possono essere venduti online. In questo caso, cerchiamo di definire dei KPI (key performance indicator) sui quali impostare le attività. Ciò che a volte viene sottovalutata è la possibilità di fare analisi post-campagna che misurino l’awareness complessivo (associazione ai valori del brand, comparazione del ricordo rispetto ai competitor, e così via), utilizzando dei collaudati strumenti che sono estremamente efficaci.
Spesso si parla di misurazione in termini quantitativi: numero di visitatori, numero di click ecc.. C’è però tutto un panorama qualitativo, fatto di engagement tra brand e consumatore. Cosa ci può dire a riguardo, specie per quanto riguarda la sua esperienza professionale?
Giustissimo. E se gli elementi legati all’awareness sono analizzabili già da tempo come dicevo prima, sono ancora tutte da definire le rinnovate relazioni delle persone con i brand. Non si tratta solo di opinioni o di propensione all’acquisto ma di influenza che i singoli individui hanno nell’ambito delle loro comunità di riferimento. Non è quindi solo importante seguire l’efficacia della relazione col singolo, ma inquadrarla in un contesto più ampio che sulla Rete sono i blog, i social network, le comunità digitali. In questo caso, c’è necessità di chiarire e perseguire sin da subito gli obiettivi dell’azione di comunicazione per poi seguire gli indicatori che ne traccino i risultati, in parte espressi comunque quantitativamente seppur con metriche nuove (link, commenti, follower, friend, subscriber, ecc.), in parte esaminati su parametri qualitativi: partecipazione, sentiment, fedeltà, e così via.
Ritiene che l’affannosa ricerca del numero abbia tolto spazio alla dimensione qualitativa del rapporto che si può instaurare tra brand e consumatore? (es: branding, engagement).
Credo che è finalmente accettata l’idea che le marche devono tornare a relazionarsi con le persone, anziché considerarle solo dei soggetti passivi di attività pubblicitarie monodirezionali e autoreferenziali. Il vero scoglio è questo, perché è la cultura d’impresa che deve cambiare, che deve aprirsi al dialogo col consumatore. Come singoli individui siamo oggi tutti più potenti nei confronti dei brand: abbiamo maggiore potere di scelta, abbiamo più informazioni e tendiamo ad essere consumatori meno fedeli che in passato. Le marche devono ricostruire la fiducia dando senso alla loro comunicazione e proponendosi in modo più intelligente e trasparente. Sono logiche di medio periodo e come tali vanno misurate anche se molte iniziative, seppure avviate in modo timido e prudente, generano risultati immediati perché risultano fresche ed originali o semplicemente più vicine alle persone.
All’interno dell’universo Web 2.0 da tempo si è imposta la dimensione social network, anche come strumento al servizio del marketing aziendale. Quali sono gli strumenti e le strategie per misurare l’interazione tra utenti e tra brand e utente, all’interno di simili community?
Anche in questo caso dipende dagli obiettivi che ci si pone. Una cosa, ad esempio, è sviluppare una migliore fiducia nel brand, un’altra è ottenere feedback dai consumatori sull’uso di un prodot
to, così come ancora diversa è una strategia che punti ad aumentare i touchpoint dell’azienda facendo “scendere in campo” manager e collaboratori. In linea generale si cerca di misurare non solo l’audience raggiunta in termini numerici assoluti, ma di analizzarla con indicatori qualitativi che, ad esempio, ne identifichino l’influenza e l’autorevolezza.
Tags: pubblicità italia – misurabilità – mauro lupi
L’altra sera davanti a una fiorentina come si deve (parliamo di bistecca, eh) mi sono fatto spiegare da Marco un po’ di dettagli di Codice Internet.
Su alcuni temi già si dibatte (e siamo già oltre 600), così come sono in fase organizzativa i primi eventi.
Tornerò ancora sull’argomento. Intanto posso solo fare un grande “in bocca al lupo” a tutti i fautori ed i sostenitori di questo progetto e da parte mia cercherò senz’altro di dare una mano ove possibile.
Tags: marco montemagno – codice internet
Come al solito, raggruppo in un post alcuni link che vorrei suggerirvi:
- Mario Mazzei di Uvet American Express mi chiede un parere su BizTravel Forum, un nuovo business blog sui viaggio d’affari. Lo trovo molto ben organizzato e con contenuti interessanti. Solo una cosa: mi sa che è sfuggita la pagina About (attualmente risulta da costruire) che invece è molto importante nei blog perché i visitatori vanno subito a cercare informazioni su cosa e chi stanno leggendo. Mario ha partecipato ad un mio corso presso IlSole24Ore: quindi se qualcosa non vi piace è anche un po’ colpa mia
- Fabrica Ethica è un progetto ambizioso e anche complesso: rinnovare la relazione tra pubblica amministrazione e aziende sui temi della reponsabilità sociale. Un elemento distintivo del progetto guidato dalla Regione Toscana e dall’Assessorato alle Attività Produttive diretto da Ambrogio Brenna, è quello di aver prodotto e realizzato un video divulgativo appositamente pensato per essere distribuito online.
Tags: mario mazzei – uvet american express – bixtravel forum – fabrica ethica – regione toscana
Mattinata allo IAB Seminar dedicato alla misurabilità dei media digitali (già sono disponibili i video!). Ho trovato molto valida la presentazione di Cosimo Accoto il quale, con piglio accademico ed in modo chiaro, ha saputo mettere ordine tra le diverse metodologie e strategie di misusurabilità dei new media. Ho appuntato un paio di cose in particolare:
- Gli user generated content acquisiscono valore anche per il fatto che si trasformano in peer distributed content, ossia per la loro capacità di diffondersi attraverso le relazioni di ciascun utente con gli altri
- Bella la definizione di “Marketing performativo”, cioè la strategia che si basa proprio sulla capacità di misurare e monitorare gli strumenti di comunicazione utilizzati, arrivando quindi a considerare “le analitiche come asset competitivo”
Poi insieme a Roberta siamo passati a salutare un po’ di amici blogger in un incontro organizzato da Buongiorno! Purtroppo Mauro Del Rio, (il boss di Buongiorno! che conosco sin dagli esordi – mi pare che la fattura n.2 di Buongiorno! fu fatta ad Ad Maiora) era già andato via, mentre ho salutato David Weinberger che è stato l’ospite principale dell’incontro. Gli ho chiesto se sta scrivendo un nuovo libro dopo Everything is miscellaneous e mi ha detto che occupandosi di ricerca in fondo è continuamente in fase preparatoria di un nuovo libro… Luca ha riportato alcuni di spunti dal suo intervento di stamattina.
Tags: iab – iab seminar – cosimo accoto – roberta milano – buongiorno – mauro del rio – david weinberger
Dopo i rumors di questi giorni, la notizia è ufficiale: Pietro Scott Jovane è il nuovo Amministratore Delegato di Microsoft Italia.
Non solo sono molto felice per Pietro, ma è un segnale positivo che conferma la linea di rinnovamento di Microsoft (credo sia il primo AD di Microsoft sotto i 40 anni) e l’orientamento verso internet decisamente più convinto che in passato. Non è un caso infatti che Pietro arrivi dal coordinamento della divisione online e sotto la sua gestione la filiale italiana è risultata essere la miglior al mondo in termini di performance.
Tags: pietro scott jovane – microsoft
Santi giornalisti! Io capisco l’efficacia di fare un po’ di sconquasso però l’intervista che ho rilasciato a Pubblicità Italia va precisata meglio. Il tema è la misurabilità di internet e, tra i discorsi sul campo, c’è quello su Audiweb.
Rispondendo alla domanda “Ma Audiweb farà aumentare gli investimenti online?” mi sono sentito di rispondere provocatoriamente che in teoria non dovrebbe essere Audiweb a rilanciare gli investimenti e se succede è solo per miopia degli investitori o di chi li assiste perché hanno bisogno di rassicurazioni formali mentre già oggi la Rete è stra-misurabile per lungo e largo.
Quindi ben venga Audiweb (e come fatto a più riprese, confermo la validità e anche l’innovazione con cui stanno procedendo Gasperini, Iannicelli & Co.), ma sono stanco di vedere attribuita a questa ricerca la veste di spartiacque decisivo nello shift verso il digitale. O meglio, come l’ho definito nell’intervista, sarebbe una bestemmia professionale il fatto che si stia aspettato Audiweb per prendere decisioni strategiche, senza badare invece alle tonnellate di dati quotidiani che indicano la strada già da anni. Insomma, basta alimentare l’alibi Audiweb anche perché, siccome la perfezione non è cosa umana, sono sicuro che anche su questa ricerca ci troveranno da ridire.
Per come la vedo io, non mi sento più di dimostrare quanto internet sia misurabile, ma semplicemente evidenzio quanto lo sia decisamente meno l’altro 94% dei soldi spesi in pubblicità. Intanto mercoledì prossimo ci sarà un’intero seminario dedicato alla misurabilità dei mezzi interattivi organizzato da IAB. Ci vediamo lì.
Tags: pubblicità italia – audiweb – enrico gasperini – massimiliano iannicelli – iab – iab seminar – misurabilità
Mi è arrivato il nuovo cellulare Sony Ericsson w760i che ho accettato di provare per BuzzParadise, per cui i compitini per il weekend sono delineati (altri come me sono all’opera).
Leggo nel flyer allegato che il target dell’apparecchio è 15-35 anni. Quindi bilancerò il mio evidente sforamento di target, facendomi aiutare nella prova da mia figlia Francesca, che è già sul pezzo da ieri e lo sta rigirando come un calzino.
Primo giro veloce: ha il GPS, la radio, internet HSDPA, una bella fotocamera e la parte walkman è molto divertente, con tanto di avanzamento brani e controllo volume che si fanno muovendo l’apparecchio. Insomma… ci sarà da giocare! Certo se avesse pure un ventilatorino incorporato per arginare la calura di questi giorni…
Tags: w760i – buzz paradise – buzzparadise – sony ericsson
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